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La comunicazione ai tempi del COVID-19

Digital Era

La comunicazione ai tempi del COVID-19

Le abitudini cambiano, come cambia la comunicazione? La marca deve scegliere come rispondere a questi cambiamenti per aiutare la propria audience, esprimendo solidarietà e vicinanza.

Il Coronavirus, in poco più di qualche mese, ci ha cambiati e continua a farlo. Sono cambiate le prospettive, il modo di pensare delle persone ed insieme il loro modo di agire
Le esigenze di ogni singolo cittadino stanno subendo una metamorfosi che ritrae un quadro di bisogni in continua evoluzione.

Cambiare insieme al cambiamento

Quando i contesti e le strutture in cui siamo abituati a vivere cambiano, i brand devono gradualmente adattarsi al cambiamento, così da cambiare insieme a lui e non venirne sopraffatti. In questo momento alle aziende è richiesta una grande versatilità, ma soprattutto una grande capacità di ascoltare e di osservare l’universo che le circonda. Bisogna agire e reagire. Tutto risiede nella scelta dei mezzi e degli strumenti con cui vogliamo farlo.

La comunicazione va avanti

È infatti cruciale comprendere come la comunicazione ed il suo flusso non debbano venire interrotte, ora più che mai. Comunicare è il “filo rosso” che ci unisce alla nostra audience, è il cuore della nostra interazione con chi ci segue, è l’insieme delle lettere del nostro alfabeto. Per comprendere “cosa” vogliamo dire e “come” vogliamo dirlo, è indispensabile condurre a monte un’analisi delle abitudini di vita e delle necessità di questa nuova realtà.

Osservare il comportamento dei consumatori per adottare la giusta strategia

Il monitoraggio settimanale sui consumatori attivato da GfK fa registrare una preoccupazione crescente, soprattutto da parte delle donne. Si riduce la mobilità, a favore dell’utilizzo dell’auto privata e di un maggiore consumo di contenuti televisivi e mediali. A tal proposito, circa 1 italiano su 10 dichiara di voler sottoscrivere un abbonamento a servizi di contenuti, piattaforme e App a pagamento. Cresce l’attenzione per la cura personale e l’alimentazione intesa come strumento di benessere. In questo contesto difficile, torna la fiducia negli esperti e nelle autorità.

Capire come le persone stanno rispondendo a questa situazione di emergenza è davvero importante. Ci consente di rivedere la nostra posizione e di rimodulare le nostre strategie comunicative. Dobbiamo scegliere chi vogliamo essere per i nostri clienti. Il nostro obiettivo, la nostra missione in questa delicata fase è essere vicini agli utenti, poter contribuire positivamente alle loro giornate e così poter essere d’aiuto.

I brand devono scegliere il proprio ruolo

“La marca deve trovare la sua giusta destinazione in questo momento”, così afferma Paolo Iabichino durante l’intervista di Luz. È proprio così, la marca deve scegliere come rispondere a questi cambiamenti. Intervenire, non intervenire? In entrambi i casi stiamo comunicando qualcosa. Certo è che non vi è spazio per gli astenuti; queste circostanze ci richiedono presenza, calore, vicinanza. Il potenziale comunicativo nelle mani dei brand è pressoché infinito, e per questo bisogna sfruttarlo soprattutto ora all’insegna della solidarietà.

Il potere delle donazioni

Ebbene, cosa possiamo fare per la nostra audience? Come possiamo renderci utili? "In questo momento le attività di comunicazione più felici sono quelle che stanno agendo nel territorio delle donazioni" aggiunge Paolo Iabichino durante l’intervista. Il crowdfunding dei “Ferragnez” a sostegno della terapia intensiva del San Raffaele di Milano ha raccolto in pochi giorni oltre quattro milioni di euro. È però solo una delle tante donazioni che in queste settimane sono nate in aiuto di ospedali e strutture di supporto alla lotta contro il COVID-19.

Manifestare presenza grazie a un pizzico di creatività

Non solo raccolte fondi! Il contributo che i brand possono offrire in questa circostanza può evadere i confini della materialità, e manifestarsi con volti e sfumature differenti. Dobbiamo combattere insieme la paura, dobbiamo manifestare presenza: facciamolo con creatività e spirito d’iniziativa. Secondo quanto riportato dall’analisi di Blogmeter, “sui social a prevalere sono la solidarietà, il senso di responsabilità civile e la necessità, impellente, di far fronte comune contro questa grave emergenza”. Inoltre, l’hashtag #iorestoacasa risulta essere il più utilizzato nei social, accompagnato da altri che esprimono il medesimo concetto.

hashtag io resto a casa

Facciamoci coinvolgere e coinvolgiamo

Dunque proponiamo una “via d’uscita” alle giornate in cui non si può uscire, “restiamo a casa” insieme ai nostri utenti, impartendo consigli e suggerimenti su come trascorrere in modo più divertente le giornate. Facciamoci coinvolgere e coinvolgiamo. Chiediamo al nostro pubblico di partecipare a challenge, di raccontare, di fare. Sbizzarriamoci con ricette, libri, film, serie televisive, esercizi fisici, meditazione…In questo modo entreremo a far parte delle giornate della nostra audience, riorganizzeremo insieme a loro tempi e spazi di vita!

E se ancora non basta, partecipiamo alle iniziative che le persone portano avanti e proponiamone di nuove e coinvolgenti. Mettiamoci in gioco! Lo spirito creativo delle persone sta spopolando, con effetti positivi anche sui brand, che ne risultano influenzati. È il caso del gioco di assonanze dei nomi di molti brand, costruiti per diffondere messaggi di prevenzione, con un tocco in più di leggerezza!

Distanti ma vicini, online

Accorciamo le distanze, facciamoci sentire. Condividiamo ciò che abbiamo e ciò che siamo! Dite “sì” ad esperienze online, live stream e contenuti virtuali. Questa strategia rafforzerà il filo conduttore che ci unisce ai nostri clienti, rendendo possibile la continuazione di molte nostre attività anche da remoto. Si tratta di un’occasione in più per ribadire la nostra presenza, per intrattenere e far dimenticare anche per pochi secondi i timori, lo sconforto e la sofferenza. Proviamo a riadattare la nostra quotidianità a nuove forme di espressione, condivisione e comunicazione.

Hanno adottato queste modalità “smart” anche molti enti culturali, come numerosi musei italiani che attraverso l’hashtag #ilbelcontagio, hanno organizzato un tour virtuale delle proprie sale o messo a disposizione liberamente online i propri cataloghi. La Triennale di Milano ha invitato performer e artisti a trasferirsi nelle sale vuote dello spazio espositivo e, come in una versione 2.0 del “Decameron” di Boccaccio, a dare vita a opere narrative multimediali da rendere disponibili online.

Educare comunicando

Tutte queste iniziative vogliono dare un tocco di colore al periodo grigio che l’umanità sta attraversando, vogliono distrarre, vogliono far sorridere. Ma la nostra comunicazione può essere anche altro, può fare di più! Possiamo proiettare il nostro contributo su messaggi che acuiscano il senso civico delle persone riguardo il rispetto delle regole. Possiamo quindi comunicare in modo educativo e costruttivo, dando il buon esempio e sottolineando i comportamenti oggi necessari per contrastare la diffusione del virus.

Uno per tutti, tutti per uno

Siamo convinti che ogni marca, nel proprio piccolo, possa fare la differenza intervenendo con azioni e dimostrazioni di solidarietà, empatia, vicinanza. Del resto la situazione di emergenza ha abbattuto ogni confine e infranto ogni etichetta, coinvolgendoci tutti e, inaspettatamente, rendendoci più uniti di prima. Combattiamo tutti sullo stesso fronte, condividendo paure e speranze.

Dietro al brand ci sono le persone

È il momento di dimostrare che dietro al brand ci sono dei volti, che sono quelli di tutti. Siamo persone che ce la mettono tutta per aiutare e per uscirne più forti di prima. Dimostriamo che il virus ha modificato il nostro quotidiano, ma non ha cambiato il nostro modo di pensare e di lavorare. È vero, i piani editoriali cambiano, ma la comunicazione rimane quella di sempre: fatta con l’obiettivo di aiutare le persone a soddisfare i propri bisogni con passione e competenza.